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tan ou Koten était un pays habité par la race indo-germanique (cioè bionda). Nous devons à M. Abel de Rémusat l'importante découverte qu'on parlait a Koten avant l'Ere chrétienne, le samscrit, ou une langue qui lui ressemblait beaucoup. Kotan paraît avoir été une colonie hindoue. Son nom dérive du mot samscrit Kustan, ou Mamelle de la terre (che impertinenza! Perchè il Koten è mammella?). Le bouddhisme fleurissait dans le Koten avant Jésus Christ. C'est vraisemblablement que le bouddhisme s'est repandu du Koten, parmi presque tous les Nomades de l'interieur de l'Asie. Les Samans, ou Chamans, qu'on trouve encore parmi ces Barbares aujourd'hui et qui à present ne font que le métier de prêtres-jongleurs, dérivent vraisemblablement des anciens Samaneens de l'Hindoustan. Le bouddhisme s'est conservé a Koten, et dans les autres villes de l'Asie centrale jusqu'au temps ou les Turks mahométans les ont envahies. Les environs du Koten étaient couverts de couvents ou (pag. 183) les bouddhistes des pays orientaux allaient chercher les livres sacrées et les traditions de leurs croyances, longtemps avant que le bouddhisme penetrât dans le Thibet. C'était principalement par le Cachemire que les habitans du Koten entretenaient des relations avec l'Inde; dont ils avaient imité les lois, les lettres et la littérature. Cette imitation les avait policés de bonne heure: elle avait modifié leurs moeurs et leur langue, qui différait de celle des peuples voisins. Ils honoraient extrémement Bouddha, et étaient sì attachés à sa loi, qu'ils avaient plus de cent Kia-lant ou couvents, dans lesquels vivaient plus de cinqmille. religieux tous étaient adonnés a l'étude de leur loi et de leurs. mystères ». In qual tempo era tutto questo? nol dice. Vedi nel Journal Asiatique, XVII, pag. 293, l'annunzio dell'opera del Rémusat Histoire de la ville de Kotan, tirée des Annales de la Chine, et traduite du chinois. Paris 1820. Di Koten vedi anche Hammer (1-5 Storia dell' impero ottomano tradotta dal tedesco) . Gli antichi persiani, egli dice, chiamavano Iran il proprio paese ed Aniran (con una specie anzi con l'alfa privativo dei Greci) tutto ciò che non era l'Iran. Chiamavano poi Turan tutto il pae

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se di là dall'Osso, cioè l'odierno Turchestan, ed il nome di Turani, cioè dei Turchi, come quello degli Sciti, non significava se non rozzezza e barbarie. Il nome di Turani si cambiò in bocca dei Greci (questa mi sembra una impertinenza) nell'altro di tiranni; e gli Osmani stessi di oggidì ritengono il nome di Turco per ingiurioso e per equivalente a quello di barbaro ».

ANNO DI CRISTO CLXII.

197.- Di Calpurnio Agricola spedito alla difesa della Brettagna.

Al Tomo I. pag. 400. linea 10. dopo le parole: Alla difesa della Brettagna fu`spedito Calpurnio Agricola.

Vedi il n.o 213 all'Anno di Cristo CLXIX.

198.-Del re Soemo dato dagl' imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero agli Armeni.

Al Tomo I. pag. 403. linea 29. dopo le parole: Inoltre dalle stesse monete apparisce che essi Augusti (Marco Aurelio e Lucio Vero) diedero un re agli Armeni; e questo fu Soemo della razza degli Arsacidi.

Le roi chassé par Lucius Verus pour mettre Sohème (d'une autre branche des Arsacides) était Tigranes VI.: del quale vedi il n.o 179 all'Anno di Cristo CXLII. Saint Martin, Mém. sur l'Arménie, 1-412. Vedi il n.o 200 all' Anno di Cristo CLXV.

199.-Sul re degli Eniochi ucciso da Tiridate.

Al Tomo I. pag. 404. linea 1. dopo le parole: Eppure il buon imperatore (Marco Aurelio) altro castigo non gli diede (a Tiridate), se non che il mandò in esiglio nella Brettagna.

Dio Cassius, LXXI. §. 14. pag. 1187, editio Reimari». Sul re degli Eniochi ucciso da Tiridate, non vi è nulla di nuovo per me nelle note.

200.-Breve istoria di Tigrane V1.° descritta da Mosè di Corene.

Al Tomo I. pag. 405.

Anno 165. Metterò qui le cose di Tigrane VI.o, del quale vedi il n.o198 all'Anno di Cristo CLXIV. « Lucianus Caesar (a) subegit Armeniam et Tigranem liberavit, eique Rufam, virginem, cognatam suam, in matrimonium dedit; quam postea, quum (Tigranes) in Armeniam venisset, repudiavit: quatuor autem juvenes ex ea natos in gentem composuit, quam ab matris nomine Rufiam appellavit, eorumque puerum maximum constituit principem familiae atque eam in praefecturarum ordinem conjecit, ne Arsacidae vocarentur. Alias deinde minores gentes tum hic, tum in Corziorum regione Tigranes posuit, ex militibus genere ignobilibus at forma egregiis; ad quos tuendos infert bellum iis qui erant in regione Corziorum et nostra; scilicet Zenensibus (razza di Mamgom o Mamigoneani), eorumque finitimis, partim ex Haico oriundis, partim ex alienis (Orpeliani ?) quorum nomina non declaramus ». (Moses. Choren. 11-61).

Tigrane VI. morì nel 178. Vedi il n.o 244 all'Anno di Cristo CLXXVIII. Dei Rufi vedi ciò che dicesi all' Anno di Cristo CCCX. Tomo 2. pag. 243 di questi Annali.

(a) "Recte La Croze conjicit scribendum hic esse Lucium Verum,,: notano i due fratelli Whiston in questo luogo del Corenese.

201.- Notizie di un geografo cinese, chiamato Ma-toccan-li.

Al Tomo I. pag. 406.

A proposito dell' ambasceria di Marco Aurelio alla Cina, della quale si parla più sotto, metterò in questo anno la menzione d'un geografo cinese chiamato Ma-toccan-li, che diede una notizia storica sull' India. Lo credo un autore assai recente: fino oggi (18 settembre 1840) non ne ho altra contezza, se non che M. Pauthier lo ha tradotto con note in inglese e stampato nell' Asiatique Journal di luglio eḍ agosto 1836. Così dice il Pauthier (pag. 273. tom. VIII, 3.me série du Journal Asiatique d'octobre 1839. Napoli, 16 settembre 1851 (1). Oggi e non prima di oggi apprendo che Ma-toccan-li morì nel 1322. (Abel Rémusat, Recherches sur les langues tartares, pag. 196).

202.-Ambasceria di Marco Aurelio verso l'Indo nella Cina-Di un libro cinese intitolato Tradizioni degli Han, che fa fede di una tale ambasceria.

Al Tomo I. pag. 406. linea 23. dopo le parole: Dovette Cassio internarsi cotanto in quei paesi, che corse voce aver egli infin passato il fiume Indo, benchè si possa ciò credere finto da Luciano, per mettere in ridicolo gli storici che scrivevano allora cose spropositate per esaltare i loro eroi.

Anno 166. Ha ragione il Muratori di dire queste cose intorno a Luciano. E per lo appunto in questo anno Marco Aurelio mandò ambasciatori verso l'Indo. Vedi Deguignes (Mém. de l'Acad.

(1) Luogo ed epoca in cui il Troya scriveva. N. D. E.

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